BLOG ALIMENTARE VETERINARIO
La nutrizione veterinaria secondo MyVetDiet
Il blog sullo stile di vita sano e consapevole da far adottare ai nostri amati cani e gatti.

Nutrienti, Patologie, Terapia dietetica

Strategie nutrizionali in corso di enteropatie acute.


mercoledì 15 aprile 2020


Strategie nutrizionali in corso di enteropatie acute

Il segno clinico più comune in corso di enteropatia acuta è la diarrea, a volte associata a vomito. Oltre ad essi, in alcuni casi, possono comparire mancanza di appetito, dolore addominale, tenesmo, disidratazione, depressione e febbre

Le cause possono essere numerose (per un elenco più dettagliato vi consigliamo la lettura dell'articolo "La diarrea: un sintomo comune a molte patologie") e, spesso, raggiungere una diagnosi precisa può essere difficile.

Tuttavia, il veterinario deve innanzitutto capire, attraverso un'accurata anamnesi (presenza di altri sintomi associati, alimentazione pregressa e degli ultimi giorni, possibile ingestione di corpi estranei o di veleni, presenza della stessa sintomatologia in altri animali della famiglia) e la visita clinica, se si tratta di un'enteropatia lieve, e probabilmente autolimitante, oppure di un'enterite acuta grave che può risultare pericolosa per il paziente. La presenza di melena o ematochezia, il forte dolore addominale, la febbre, il vomito incoercibile o la disidratazione sono tutti sintomi che dovrebbero portare il veterinario a effettuare ulteriori indagini diagnostiche come un esame emocromocitometrico, un esame biochimico, un'analisi delle urine e delle feci, nonché, in alcuni casi, una radiografia o un'ecografia per cercare la causa sottostante e improntare una terapia più aggressiva e mirata, rispetto a quella che può essere messa in atto in corso di enteriti lievi caratterizzate principalmente da sola diarrea.

Nei casi di enteriti lievi e autolimitanti il caposaldo della terapia dovrebbe essere la gestione della dieta. Purtroppo, però, capita frequentemente che in associazione o, addirittura, in sostituzione ad essa, venga prescritta una terapia farmacologica con antimicrobici che andrebbero, invece, riservati ai casi in cui si ha la certezza di un'infezione batterica o ad enterite grave in cui ci sia un danno della mucosa intestinale (come per esempio in corso di diarrea emorragica acuta).

Alla terapia dietetica, invece, può essere aggiunto l'utilizzo di probiotici e in alcuni casi anche di astringenti.

Spesso si consiglia di ridurre, o sospendere totalmente, l'assunzione di cibo e ridurre la quantità di acqua per 12/24 ore per mettere "a riposo" l'intestino. Se l'animale presenta disidratazione o vomito dovrebbero essere somministrati fluidi per via parenterale. Nel caso, invece, in cui il vomito sia assente si possono somministrare per via orale piccole quantità di acqua o di soluzioni reidratanti per le 24 ore successive, e se ben tollerate, inserire successivamente, e in maniera graduale, una dieta "leggera". Tuttavia, negli ultimi anni, questa teoria trova pareri discordanti nella comunità scientifica e non è sempre applicabile a tutti i pazienti: nei cuccioli, ad esempio, andrebbe evitato un digiuno prolungato. Se l'animale ha appetito conservato e non vomita, un approccio alternativo e altrettanto valido, potrebbe essere quello di continuare, fin da subito, ad alimentare l'animale attraverso una dieta "leggera" e che copra solo parzialmente il fabbisogno energetico di mantenimento di quell'animale.

Ma cosa si intende per dieta leggera?

Un'alimentazione iperdigeribile e a ridotto contenuto di grassi (< 15% nel cane e del 25% nel gatto su sostanza secca) e fibre (< 5% su s.s.). Si può decidere di utilizzare alimenti industriali formulati appositamente per questo tipo di patologia oppure scegliere, momentaneamente, di passare ad un piano nutrizionale casalingo.

Se l'animale sta già mangiando una dieta casalinga essa andrebbe modificata, momentaneamente, al fine di renderla più "leggera", sospendendo le fonti di fibra e gli integratori mineral-vitaminici nonché riducendo la percentuale di grassi in essa contenuta.

Inoltre, soprattutto nelle prime 24-48 ore, sarebbe opportuno ridurre anche l'apporto energetico giornaliero.

Sulla scelta della fonte proteica tutti gli autori concordano nel prediligere una proteina ad elevata digeribilità e "magra" come il pollo, il tacchino o il coniglio mentre esistono opinioni discordanti sulla necessità di utilizzare una fonte proteica che l'animale non ha mai mangiato. In linea generale l'utilizzo di una fonte proteica che non faccia parte della normale dieta dell'animale (definita proteina sacrificabile) può avere un senso quando si sospetta l'alterazione della permeabilità intestinale (ad esempio in corso di diarrea emorragica acuta). Infatti, in questo caso, è probabile che gli antigeni della dieta siano in grado in attraversare la barriera intestinale esponendo l'animale al rischio di sviluppare un'ipersensibilità nei confronti di quella proteina che, di conseguenza, non sarà più tollerata da quell'animale.

Anche il carboidrato che si utilizza deve essere ad elevata digeribilità e a ridotto contenuto di fibra, poiché quest'ultima non solo è già di per sé indigeribile, ma rende meno digeribile l'intera razione. In generale viene consigliato il riso, evitando in ogni caso tutti gli alimenti integrali. In alcuni casi può essere utile sospendere il carboidrato per le prime 24 ore e reinserirlo successivamente.

La fibra andrebbe reinserita gradualmente, subito dopo la scomparsa dei sintomi, prediligendo all'inizio l'utilizzo di una fibra solubile.

Come accennato in precedenza, una delle scelte chiave nelle diete per enteropatici acuti è la riduzione del loro contenuto in grassi. Ma oltre a limitarne la quantità, se si prescrive una dieta casalinga, può essere utile prediligere i grassi a media e corta catena, evitando gli acidi grassi più difficili da digerire come per esempio quelli polinsaturi a lunga catena presenti nella maggior parte degli olii vegetali.

Infine, a causa delle perdite di elettroliti che avvengono durante gli episodi diarroici, andrebbero aumentati i livelli di potassio, sodio e cloro contenuti nella dieta, evitando però l'utilizzo di integratori mineral-vitaminici generici poiché essi spesso contengono anche altri minerali che possono "irritare" ulteriormente l'intestino come, per esempio, il ferro o lo zinco.

Se i segni clinici si risolvono, la dieta abituale andrebbe reintrodotta gradualmente nell'arco di 3-5 giorni. Se, invece, essi persistono il veterinario dovrebbe effettuare indagini diagnostiche più approfondite per capire la causa sottostante.

BIBLIOGRAFIA:
- Longato Erica. La gestione nutrizionale delle patologie intestinali del cane. La settimana veterinaria n 1079, 2019.
- MS Hand, CD Thatcher, RL Remillard, P Roudebush & BJ Novotny. Small Animal Clinical  Nutrition 5th edition. ed.   2010, chapter 56
- Pibot P, Biourge V, Elliott D, enciclopedia della nutrizione clinica del cane, 2007, capitolo 3


Lascia un commento

Prima di lasciare il tuo commento, raccontaci qualcosa di te: sei un utente già registrato al sito?


Sono già registrato su MyVetDiet.it
Sono un nuovo utente e non sono ancora registrato su MyVetDiet.it




Autorizzo ai sensi del Regolamento (UE) n. 679/2016 il trattamento dei miei dati personali
Accetto le condizioni contrattuali di MyVetDiet




Tags

enterite caneenterite gattomelena canemelena gattoematochezia caneematochezia gattodiarrea canediarrea gattomucosa intestinale canemucosa intestinale gattoantimicrobicialimentazione iperdigeribilepermeabilità intestinalepotassiocloroferrozincosodio